PROMUOVERE L'INCLUSIONE: L'ABA ENTRA IN CLASSE
Sabato 30 settembre IESCUM ha partecipato al XXVI convegno nazionale AIRIPA portando il contributo Promuovere l’inclusione: L’ABA entra in classe all’interno della tavola rotonda  Insegnante di sostegno: Quale ruolo? Quale formazione?

È stata un’importante occasione di riflessione sulla tematica dell’inclusione e sul ruolo chiave che la scuola e la comunità tutta ha nel promuovere questo delicato processo.

La tavola rotonda è stata coordinata da S. Di Nuovo

Sono intervenuti il prof. Fedeli (università di Udine); il prof. Vianello (Università di Padova); la dott.ssa Iovane (Ufficio Scolastico Territoriale, Venezia) la Prof.ssa Pergolizzi, il prof. Moderato e la dott.ssa Scagnelli

 

INCLUSIONE

Se è vero come è vero che “per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” (proverbio africano); per crescere un bambino con autismo ci vuole una intera città (Niemahnn & Highet, 2011).

Queste citazioni ben rappresentano il ruolo chiave che tutte le figure responsabili del percorso di crescita del bambino hanno nel promuovere una inclusione reale ed efficace del bambino alla vita scolastica. I genitori, i professionisti (psicologi, neuropsichiatri…), gli insegnanti (di sostegno e curriculari) sono coinvolti in questo delicato processo. 

La legge del 1977 ha rappresentato una grande sfida: abolire le classi differenziali, quella del 2017 rappresenta una grande battaglia: includere le persone con disabilità all’interno delle classi normali. Il contesto della società e della scuola è fortemente cambiato: si registra un incremento significativo di casi di autismo gli ultimi dati parlano di 1:88, sono aumentati i casi di studenti con altre diagnosi e certificazioni e con fragilità non inquadrabili in un disturbo psicologico preciso, ma che si ripercuotono sulla partecipazione attiva e proficua alla vita scolastica: basti pensare agli studenti immigrati con scarsa dimestichezza della lingua e della cultura italiana,  agli studenti figli di genitori separati....questo aumenta significativamente la vulnerabilità del contesto classe e rende, di conseguenza,  necessaria una formazione specifica e di alto livello da parte del corpus docente.

 

QUALE FORMAZIONE?

All’interno di questo scenario riteniamo che la Scienza del Comportamento possa apportare un contributo importante e decisivo. La Scienza del Comportamento è una scienza umanizzata, contestualista, individualizzata e funzionalista; avere una formazione in Analisi del Comportamento permette all’insegnante di sapere osservare il comportamento del bambino,  identificare i suoi punti di forza e di debolezza, identificare e manipolare le variabili ambientali in modo da promuovere l’emergere di comportamenti appropriati e la diminuzione di comportamenti problema, creare un contesto ricco, motivante e rinforzante per il bambino in modo da massimizzare le occasioni di apprendimento.

 

QUALE RUOLO DELL'INSEGNANTE?

L’insegnante ha un ruolo chiave nel percorso del bambino.

Dovrebbe fungere da ponte e da filtro per l’apprendimento. Ponte nel senso di mediatore, facilitatore alla partecipazione attiva al contesto classe, ai contenuti accademici, ma anche e soprattutto alla vita sociale della classe; filtro nel sapere dosare e adattare i contenuti proposti alla classe al bambino con autismo, nel valutare la quantità e la qualità delle richieste da porre al bambino.

L’insegnante non deve diventare in alcun modo la terapista del bambino o un tecnologo con una valigetta piena di procedure, ma deve farsi portatore della capacità di adattare in modo flessibile, umano, individualizzato i principi della Scienza del Comportamento per aumentare le occasioni del comportamento e creare un contesto che permetta al bambino di usufruire al massimo delle occasioni di apprendimento della classe.

 

L’ABA ENTRA A SCUOLA

La scuola rappresenta la prima forma di contesto sociale a cui il bambino con autismo può partecipare. Essa è il palcoscenico naturale dove il bambino può apprendere e generalizzare le competenze apprese in un contesto di terapia.

Le ore di terapia non possono in nessun modo sostituire le occasioni di interazione sociale, l’esposizione ad attività di gruppo, a transizioni, situazioni di imprevisto che la scuola naturalmente offre e che rappresentano occasioni di apprendimento cruciali.

Bisogna creare un contesto a scuola che permetta l’apprendimento diretto di queste abilità esattamente lì dove il bambino le deve poi manifestare. È questo il contesto più indicato per insegnare al bambino a formulare richieste ai compagni, a giocare con loro, a prestare attenzione all’insegnante che dà istruzioni al piccolo gruppo, ad accettare di aspettare il suo turno per potere avere accesso al gioco..

 

COME PROMUOVERE L'INCLUSIONE?

Applicare i principi dell’ABA ci permette di lavorare su tutte le variabili chiave nel promuovere l’inclusione: il contesto classe da un punto di vista fisico ed emotivo, la formazione dell’insegnante e la preparazione del bambino.

Occorre lavorare innanzitutto sul contesto fisico: prevedere la presenza di routine chiare e definite, di supporti visivi per l’apprendimento, di poche ma chiare regole di classe, la disposizione dei banchi in modo da facilitare l’attenzione e l’interazione.

Bisogna preparare la classe all’accoglienza del bambino con autismo: sensibilizzare i compagni al tema della diversità, di che cosa significhi essere speciali ed avere bisogni speciali, presentare il compagno mostrando quelle che sono le sue competenze e le sue difficoltà (che cosa fa ad esempio quando si arrabbia), coinvolgere i compagni in piccole azioni quotidiane che possono svolgere nei confronti del coetaneo e che lo aiutino a sentirsi accettato e a partecipare (dall’aiutarlo ad aprire l’astuccio, a fare un gioco con lui, regalargli un disegno…)

Bisogna preparare il bambino: l’inclusione inizia fin dai primi anni di vita del bambino insegnandogli quelle abilità che più gli serviranno per la partecipazione al contesto scolastico: comunicare i propri bisogni e desideri, giocare in modo funzionale, prestare attenzione a istruzioni in un contesto di gruppo, disegnare, colorare…

Bisogna preparare l’insegnante aiutandola a cogliere quelle che sono le variabili che può manipolare e come può farlo. Una formazione che non sia solo soltanto teorica, proposta dall’alto, ma che ci veda protagonisti attivi, insieme al bambino.

Un altro elemento chiave, indispensabile è la condivisione del progetto educativo tra tutte le figure che si occupano del bambino, ognuno con il suo ruolo e le sue competenze. Per esempio l’obiettivo della comunicazione può essere esercitato da ciascuno in modo diverso: il tecnico comportamentale creando tante occasioni in terapia, con un rapporto 1:1, l’insegnante creando attività in piccolo gruppo durante le quali può manipolare la motivazione del bambino per chiedere il gioco al compagno, i genitori cogliendo qualunque momento di vita quotidiana durante il quale il bambino spontaneamente mostra interesse per un gioco o attività.

 

ALCUNE ESPERIENZE DI FORMAZIONE ABA A SCUOLA

IESCUM ha proposto un corso “ABA tra i banchi di scuola” in due diverse città: Salerno (in collaborazione con l’associazione di genitori “Autismo chi si ferma è perduto” e il coinvolgimento di diverse scuole del territorio, la cui capofila è la Scuola Media Tasso, dirigente Dott.ssa Elvira Boninfante) e Fuscaldo (Istituto Comprensivo di Fuscaldo, Dirigente dott.ssa Licia Marozzo).

Questa formazione ha visto la partecipazione attiva di insegnanti di diversi ordini e gradi: dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori; dal sostegno all’insegnante di classe.

Durante le ore di formazione sono stati presentati i principi dell’Analisi del Comportamento, esempi di procedure di insegnamento. A supporto dell’apprendimento sono stati proposti video, esercitazioni e discussioni di casi.

Dopo le lezioni teoriche un analista del comportamento è andato a scuola e ha supportato l’insegnante guidandolo nell’applicazione pratica di quanto visto a lezione. Il lavoro non riguardava il singolo bambino quanto il singolo insegnante in modo che potesse apprendere ad applicare in modo flessibile le procedure a tutti i bambini già seguiti o che avrebbe seguito in futuro.

A conclusione del percorso ciascun insegnante doveva portare video e materiali del lavoro effettuato.

 

LA PERCEZIONE DEL CORSO

UN PO' DI DATI

Abbiamo chiesto alle insegnanti di autovalutarsi rispetto a quanto si sentivano migliorate in diversi aspetti: dalla osservazione del  comportamento, alla gestione del comportamento problema, al promuovere l’apprendimento e costruire la relazione.

Di seguito i grafici riepilogativi:

 

grafico

 

I GIUDIZI SOGGETTIVI

Riportiamo alcune delle frasi che ci sono sembrate più rappresentative del percorso di apprendimento delle insegnanti

       In particolare sono stata positivamente sorpresa dalla APPLICABILITA’ delle procedure.

       Non credevo che un approccio cognitivo-comportamentale potesse essere così coinvolgente sul piano della relazione empatica con l’allievo.

       Prima del corso facevo le cose con maggiore “automatismo”… adesso ho chiaro dove voglio andare.

 

Francesca Pergolizzi

Melissa Scagnelli