Stiamo assistendo, dopo lo sbarco dei vichinghi (i norvegesi), dei sassoni (gli inglesi), a quello degli americani. I fatti sono noti e non serve ricordarli. Intendiamoci, si tratta (quasi) sempre di persone indubbiamente competenti, bravissimi/e, che iniziano ad avere numerose di richiese di supervisione. Addirittura una delle dipendenti di una di queste agenzie for profit sta imparando l'italiano (segno di certa professionalità), in modo da poterne prendere in carico di nuovi. Vichinghi e sassoni non se ne erano curati.
Nulla in contrario nell'apprendere nuove strategie, personalmente però credo che, per quanto riguarda le competenze di base, abbiamo ben poco da invidiare agli americani. Sono 10 anni che lavoro in Italia, 13 che lavoro in Inghilterra, ho formato negli anni una trentina di consulenti, principalmente inglesi e da qualche anno italiani, sono coautrice del primo, ed al momento unico, studio controllato sull'ABA del quale ho diretto e disegnato l'intervento. La preparazione accademica delle persone che supervisiono in Italia è nettamente superiore e non limitata solo all'applicazione dei principi di base dell'analisi del comportamento. Tutti abbiamo bisogno di seguitare ad imparare, soprattutto perché il nostro campo è in continua evoluzione, ma credo che al momento, abbiamo le competenze necessarie per portare avanti un lavoro socialmente significativo in autismo.
Una delle maggiori difficolta' a cui si viene incontro importando modelli di intervento sviluppati all'estero e' il potenziale rischio alla validita' ecologica dell'intervento stesso, dettata per esempio dalla diversità dei sistemi scolastici da paese a paese. E' quindi fondamentale che il consulente conosca profondamente non solo la cultura italiana, ma anche il suo sistema scolastico, l'applicazione della legge quadro 104 ed il codice deontologico degli psicologi. Questi sono elementi fondamentali e necessari per stilare un intervento efficace sul territorio, e tra l'altro richiesti anche dal codice etico del BACB. Una delle caratteristiche fondamentali dell' ABA è la generalizzabilità, cioè il fatto che le procedure e tecniche, e quindi gli effetti, siano generalizzabili ad altri individui ed ambienti; ma se parliamo di culture e sistemi completamente diversi si rischia di compromettere due ulteriori ed importanti aspetti: la fedeltà (treatment fidelity) e l'integrità (treatment integrity) del trattamento. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che la comunicazione tra il consulente, il bambino, la famiglia e gli operatori e' interamente mediata da un traduttore, la validità dell'intero intervento potrebbe esser messa in discussione. Se questa era la strada che molti genitori si trovavano costretti ad intraprendere fino a qualche anno fa', quando non esisteva disponibilita' di professionisti italiani formati, la situazione oggi e' migliorata notevolmente, soprattutto grazie alla nascita del Master IESCUM due anni fa'.
Vorrei fare un ultimo appunto, Skinner (1957) definisce il comportamento verbale come "comportamento operante rinforzato attraverso la mediazione di un'altra o altre persone", parlare di come insegnare il comportamento verbale in una lingua diversa da quella dell'ascoltatore, sembra una contraddizione alla definizione stessa.
F. degli Espinosa