MISRAPPRESENTAZIONI DELL'ABA
L'ABA è la scienza che applica i principi dell’analisi del comportamento, che, a sua volta, può essere definita come la scienza che ha come oggetto lo studio delle interazioni psicologiche tra individuo e ambiente e come metodo quello scientifico proprio delle scienze naturali.
Sono molti gli stereotipi e le misrappresentazioni sull’ABA.
Vediamo in modo sintetico quelle più diffuse:

1. L’ABA non si occupa di processi di ordine superiore come il pensiero.
L’Analisi Comportamentale Applicata pone grande attenzione ai processi di pensiero, al linguaggio, e anche alle emozioni, e al pari di altri comportamenti e interviene identificando le variabili antecedenti che li influenzano e li mantengono, per potere insegnare modalità cognitive e linguistiche funzionali e appropriate nei casi in cui non si sviluppano autonomamente;
 
2. L’ABA trascura il gioco e le abilità sociali.
Tale stereotipo rappresenta un retaggio dell'ABA di prima generazione e della prima elaborazione dell'insegnamento per prove discrete proposto da Lovaas (1973), in cui, seppur non venissero trascurate abilità quali il gioco e le abilità sociali, lo spazio riservato alla promozione di tali abilità era molto minore rispetto a quello dedicato ad altre aree.
Chi è rimasto legato a questa idea ignora però tutti gli sviluppi che l'ABA ha avuto nel corso degli anni, mostrando una sempre maggiore attenzione nei confronti degli stimoli e delle esperienze che hanno costituito la storia di apprendimento individuale (nel caso dell'analisi dello sviluppo infantile: del bambino) e alle interazioni emotive e affettive (Moderato, Copelli, 2010).
Uno dei principali sviluppi negli anni riguarda l’interesse crescente verso l'insegnamento in ambiente naturale (Natural Environment Teaching- NET) termine con cui si fa riferimento a una modalità di insegnamento che predilige l'utilizzo del gioco e di attività gradite al bambino per promuovere l'apprendimento degli obiettivi inseriti nella programmazione.

3. L’ABA non tiene in considerazione i processi evolutivi naturali
Le ricerche scientifiche hanno evidenziato una serie di tappe evolutive fondamentali che caratterizzano la traiettoria dello sviluppo tipico. Conoscere tali tappe ci permette di notare precocemente la presenza di possibili scostamenti da tali traiettorie e proporre progetti di intervento altamente individualizzati.
È importante, però, sottolineare che ciascun bambino procede nello sviluppo con un proprio ritmo di apprendimento che lo contraddistingue e lo rende unico e diverso dagli altri.
L’ABA parte dall’analisi dei processi evolutivi naturali: nella progettazione dell’intervento e nella scelta degli obiettivi, l’Analista del Comportamento privilegia quelli caratteristici della specifica fase evolutiva del bambino, progetta una sequenza di apprendimento che emuli l’ordine con cui solitamente vengono apprese le abilità nello sviluppo neurotipico e struttura un contesto di insegnamento artificiale che assomiglia il più possibile a quello di sviluppo naturale, valutando attentamente il modo di proporre stimoli e materiali, in modo da aumentare le occasioni di apprendimento. Ricordiamo che l’insegnamento è sempre una procedura artificiale, l’apprendimento è invece un processo naturale: ma quando una barriera (ad esempio il disturbo dello spettro autistico) impedisce che questo processo abbia luogo spontaneamente bisogna predisporre delle condizioni che lo favoriscano.

4. Un intervento ABA non è più giustificato quando l’età del bambino è oltre quella pre-scolare.
L’ABA ha ricevuto riconoscimenti eccezionali per l’impatto che ha mostrato di avere su bambini in età pre-scolare (Eikeseth et al., 2002). Tuttavia, rimane un approccio valido ed efficace anche per gli studenti più grandi e anche quando non viene condotto in modo intensivo. Questo è reso possibile dal fatto che, come si sottolineava precedentemente, l'ABA è una scienza basata sullo studio dei principi scientifici del comportamento, pertanto tali principi si estendono a tutte le età e alle diverse abilità.
Ovviamente, gli obiettivi che ci si pone quando si lavora con bambini/ragazzi più grandi sono diversi rispetto a quelli che ci si pone con il bambino piccolo, così come sono diversi i ritmi.
Le esigenze stesse delle famiglie dei ragazzi più grandi sono diverse rispetto a quelle dei bambini in età pre-scolare: solitamente interessano la gestione dei comportamenti problema, l'incremento della comunicazione funzionale e delle abilità adattive e sociali nel contesto domiciliare, extra scolastico e scolastico.