Il videomodeling è una procedura comportamentale utile al trattamento di un’ampia varietà di comportamenti, attraverso le video registrazioni al posto degli scenari reali.
Consiste nell’osservazione e nella successiva imitazione, da parte del bambino, di un video in cui viene mostrato un modello impegnato nello svolgimento del comportamento target (Moderato & Copelli, 2010). I modelli utilizzati possono essere non solo gli operatori ma anche i familiari o i pari. Nei soggetti con autismo, spesso, l’imitazione può risultare difficoltosa, tuttavia gli studi in merito hanno evidenziato che i bambini imitano con maggiore facilità ciò che vedono nel video piuttosto che ciò che osservano dal vivo.
La letteratura basata sulle evidenze scientifiche mette in luce i vantaggi di questa procedura:
- promuove la capacità di memorizzazione e imitazione (Hitchcock, Dowrick & Prater, 2003; Neumann, 2004);
- è efficace quando è difficile trovare un modello dal vivo (NAC, 2009);
- è utile con i bambini che apprendono con maggiore facilità attraverso il canale visivo (Shipley Benomou, Lutzker & Taubman, 2002);
- il video può essere visionato più volte (Charlop – Christy et al., 2000);
- promuove la generalizzazione degli apprendimenti poiché in video è possibile mostrare diversi scenari (Charlop – Christy et al., 2000);
- il video può fungere da rinforzatore (Charlop – Christy et al., 2000).
La procedura del videomodeling prevede una precisa ed attenta organizzazione del contesto. È importante che l’operatore organizzi prima il setting e il materiale utile al bambino per svolgere l’attività proposta nel video.
Nel video, il modello mette in atto l’abilità target e riceve un rinforzatore per avere emesso quel comportamento. Subito dopo il bambino ripete l’azione vista nel video e riceve un rinforzatore (Ergenekon, 2012).
In base al tipo di abilità da insegnare è possibile anche selezionare il tipo di videomodeling da utilizzare. Ne esistono diversi tipi:
- video modeling: nel video si vede il modello che emette il comportamento target;
- video self-modeling: il bambino viene filmato mentre emette il comportamento target;
- point-of-view video modeling: il comportamento target viene registrato dalla prospettiva del bambino;
- video prompting: suddivisione del video in più clip o fermo immagine che consentono una spiegazione passo dopo passo del compito da svolgere.
I comportamenti che è possibile insegnare con il videomodeling si riferiscono a diversi ambiti: le abilità di vita quotidiana; le abilità sociali, le abilità di auto-accudimento; le abilità di gioco; il linguaggio e le abilità comunicative.
Autori come Nikopoulos e Keenan (2003) hanno studiato l’efficacia del videomodeling per promuovere i comportamenti sociali in bambini con autismo durante le attività di gioco.
I dati mostrano un miglioramento significativo nelle interazioni sociali dei bambini coinvolti nella ricerca. L’apprendimento è stato generalizzato anche con i pari e si è mantenuto nel tempo ai controlli di follow-up effettuati dopo alcuni mesi.
Un altro studio molto interessante è quello condotto da Ergenekon nel 2012. L’autrice ha utilizzato il videomodeling per insegnare ai ragazzi con autismo a discriminare le situazioni pericolose e aumentare la capacità di primo soccorso. I soggetti coinvolti nello studio hanno acquisito le competenze target e imparato ad applicare le competenze di base di pronto soccorso a sé stessi e ad altri.
Per le sue caratteristiche il videomodeling è particolarmente efficace in ABA nel trattamento dei bambini con autismo (Nikopoulos & Keenan, 2006).
Per approfondire: Nikopoulos C. K., Keenan M., (2003). Promoting social initiation in children with autism using video modeling. Behavioral Interventions, 18, 87?108.
https://psycnet.apa.org/record/2003-00395-003Ergenekon, Y., (2012). Teaching basic First-aid skills against home accidents to children with autism through video modeling. Educational Sciences: Theory & Practice - 12(4).
https://eric.ed.gov/?id=EJ1002874