IL PAIRING
Il pairing è una procedura basata sulla gestione gli antecedenti attraverso la quale l’operatore favorisce la costruzione di una relazione positiva con il bambino. Il pairing consente inoltre di ampliare il repertorio delle preferenze del bambino proponendo nuove attività di gioco e nuovi contesti di apprendimento.

Il pairing si basa sul principio sperimentale che presentando ripetutamente due stimoli, in contiguità temporale, quello più importante trasferisce la sua funzione sull’altro: la piacevolezza dell’attività di gioco si trasferisce pian piano sulla figura dell’operatore. Il principio, oltre che dimostrato in laboratorio, deriva da osservazioni naturalistiche: la mamma che guarda negli occhi e parla dolcemente al proprio bambino mentre lo allatta e lo accudisce costruisce una relazione importante con una ampia quantità di stimoli sonori, vocali, verbali, di espressioni del volto.

Durante il pairing l’operatore consegna giochi e attività graditi al bambino, mostra nuove modalità di gioco, sorride e utilizza espressioni positive, senza porre richieste al bambino.
La procedura di pairing prevede una attenta programmazione e organizzazione del contesto: è indispensabile che l’operatore abbia a portata di mano diverse attività ludiche da proporre al bambino, che programmi di svolgere il pairing in vari ambienti (sul tappeto, al tavolino) e che raccolga dati specifici sui comportamenti emessi dal bambino.
Diversi autori suggeriscono di applicare il pairing durante tutte le sessioni di insegnamento, alternandolo a momenti di insegnamento in ambiente naturale (NET) e strutturato (DTT), tuttavia a oggi ci sono poche ricerche in questo ambito.

Kelly et al. (2015) indagano l’efficacia del pairing  (effettuato a inizio sessione) nel promuovere le interazioni sociali e la riduzione di comportamenti problematici con funzione di attenzione ed evitamento in tre ragazzi di 9 e 11 anni.
I dati mostrano come, dopo l’applicazione delle sessioni di pairing, i tre ragazzi emettono meno comportamenti inappropriati e forniscono più risposte corrette.

In uno studio del 2010 Carbone et al., suggeriscono diverse strategie per ridurre l’emissione di comportamenti problema con funzione di evitamento delle richieste, tra queste c’è anche il pairing a inizio sessione.
Andando più nello specifico dello studio appena citato gli autori utilizzano alcune strategie proattive specifiche per modificare le richieste che, durante la sessione, fungono da CMO-R (operazioni motivazionali condizionate riflessive):
1.    L'apprendimento senza errori (Ducharme, Harris, Milligan, & Pontes, 2003; Touchette & Howard, 1984; Weeks & Gaylord-Ross, 1981).
2.    La variazione del compito: vengono presentate richieste alternando domande facili a domande difficili (Benavides & Poulson, 2009; Neef, Iwata, & Page, 1980; Winterling, Dunlap, & O'Neill, 1987).
3.    La fluenza nella presentazione delle richieste: riduce la probabilità di emissione di comportamenti problema e aumenta la collaborazione (Carnine,1976; Roxburgh & Carbone, 2013).
4.    Il pairing a inizio sessione (Barbera, 2007; Sundberg & Partington, 1998).


Per approfondire:
Kelly, A. N., Axe, J. B., Allen, R. F., & Maguire, R. W. (2015). Effects of presession pairing on the challenging behavior and academic responding of children with autism. Behavioral Interventions, 30(2), 135-156.
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/bin.1408
Moderato, P. (2019). Apprendimento. In Interazioni umane. Manuale di Psicologia contestualista. Milano:FrancoAngeli